Il sistema fiscale italiano versa in una crisi gravissima che ne mina il corretto funzionamento e la stessa legittimazione. Il problema è particolarmente grave dato che in Italia, come negli altri Paesi dell’Europa, una elevata pressione fiscale è necessaria al finanziamento dei sistemi di welfare moderni. Una corretta distribuzione del carico fiscale è quindi un elemento fondamentale del contratto sociale in cui i cittadini dovrebbero riconoscersi.

Gli elementi che caratterizzano questa crisi sono noti.

  • La massiccia evasione di intere categorie di contribuenti che nascondono al fisco il 6570% della loro base imponibile proveniente da redditi di lavoro autonomo e da impresa individuale. Agli stessi contribuenti è poi riservata una imposta sostitutiva, con determinazione forfettaria dell’imponibile e aliquota piatta, molto favorevole cui si è aggiunta, per chi non aderisce al regime forfettario, l’aliquota piatta sugli incrementi di reddito. Il trattamento agevolato per lavoratori autonomi e professionisti si traduce in una serie di distorsioni che aggravano la scarsa produttività del settore dei servizi, uno dei limiti principali dell’economia italiana.    
  • La frammentazione del sistema di imposizione per cui non solo le diverse tipologie di reddito sono trattate differentemente, ma esistono differenziazioni anche all’interno di tali categorie, con la conseguenza che, pure a parità di reddito, i contribuenti subiscono prelievi molto diversi.
  • I regimi cedolari e sostitutivi, molto diffusi, sottraggono una parte rilevante dei redditi alle addizionali comunali e regionali all’Irpef, e quindi al dovere di contribuire al finanziamento dei servizi pubblici locali.
  • Il trattamento difforme dei diversi redditi di capitale, il cui onere varia da 0 al 26%, influisce negativamente su una corretta allocazione del risparmio, e quindi sugli investimenti.
  • La struttura delle aliquote effettive dell’Irpef, caratterizzata dall’esistenza di aliquote implicite molto elevate, con effetti negativi sulla trasparenza delle imposte, che, a causa del sistematico svuotamento della sua base imponibile, riserva sempre più la progressività del prelievo ai soli redditi di lavoro dipendente e pensione.
  • La pianificazione fiscale aggressiva dei gruppi multinazionali.
  • Il meccanismo di pagamento concentrato su due versamenti, a saldo e in acconto, che crea seri problemi di liquidità a molti contribuenti.
  • L’arretratezza del catasto che penalizza i proprietari di immobili di minor pregio rispetto a quelli di maggior valore.
  • L’eccesso del prelievo fiscale e contributivo sul lavoro rispetto agli altri redditi e agli altri fattori di produzione.
  • Il sistema di riscossione totalmente inefficiente che determina la concessione di periodiche cancellazioni di ruoli, di cui molti perfettamente esigibili.
  • Il ricorso continuo a misure di definizione agevolata dei carichi tributari che coltiva la convinzione dell’impunità per l’infedeltà fiscale.
  • La mancanza di volontà per trovare le soluzioni legislative e amministrative necessarie a consentire il pieno utilizzo di tutte le banche dati sia per il contrasto preventivo dell’evasione sia per l’efficientamento dell’attività di riscossione.

Si potrebbe continuare, ma in sostanza tutti i principi fondamentali di un buon sistema fiscale sono da noi inapplicati, con gravi conseguenze non solo di disparità di trattamento, ma anche di distorsioni economiche che determinano una riduzione della crescita. Sono ormai numerosi gli studi che dimostrano come una significativa riduzione dell’evasione fiscale, conseguita a parità di pressione fiscale complessiva, determinerebbe un significativo aumento del Pil italiano. Non è possibile continuare ad ignorare questa ed altre analoghe evidenze.

I promotori di questo appello hanno preso atto che la delega fiscale recentemente approvata dal Governo non affronta, anzi trascura ed appare in contrasto con le necessità di riforma, ritengono necessaria una presa di coscienza e una mobilitazione per promuovere un cambiamento che renda di nuovo il fisco la casa di tutti e non più una fabbrica di abusi, privilegi e iniquità, integrando al tempo stesso il sistema di welfare, che va esteso in tutte le sue componenti anche ai lavoratori indipendenti, per motivi di equità e per evitare che le lacune esistenti possano diventare un alibi per l’infedeltà fiscale. I promotori invitano quindi tutti coloro che condividono lo spirito di questo appello a sottoscriverlo.

Firmatari

  • Roberto Artoni - Università Bocconi Milano
  • Massimo Baldini - Università di Modena
  • Bruno Bises - Università Roma 3
  • Massimo Bordignon - Università Cattolica Milano
  • Paolo Bosi - Università di Modena
  • Enza Caruso - Università di Perugia
  • Vieri Ceriani - gia Sottosegretario di Stato al MEF (Governo Monti)
  • Antonio Di Majo - Università Roma 3
  • Francesco Figari - Università del Piemonte Orientale
  • Franco Gallo - Luiss Roma
  • Giovanni Gallo - Università di Modena
  • Luca Gandullia - Università di Genova
  • Silvia Giannini - Università di Bologna
  • Elena Granaglia - Università Roma 3
  • Marcello Morciano - Università di Modena
  • Ruggero Paladini - Sapienza Università di Roma
  • Paolo Panteghini - Università di Brescia
  • Simone Pellegrino - Università di Torino
  • Alessandro Petretto - Università di Firenze
  • Giuseppe Pisauro - Sapienza Università di Roma
  • Leonzio Rizzo - Università di Ferrara
  • Paolo Silvestri - Università di Modena
  • Stefano Toso - Università di Bologna
  • Gilberto Turati - Università Cattolica Roma
  • Vincenzo Visco - Sapienza Università di Roma
  • Alberto Zanardi - Università di Bologna

Si può aderire all’appello su change.org

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